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La PEC per traduttori, sì o no?

By HelpTraduzioni | Published  05/27/2013 | Business of Translation and Interpreting , Miscellaneous , Italian | Recommendation:RateSecARateSecARateSecARateSecARateSecI
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Come molti già sapranno, il D.L. n. 179/2012 in vigore dal 20 ottobre, e convertito con modificazioni dalla L. 221/2012, dispone che entro il 30 giugno 2013 le imprese individuali indichino al Registro Imprese un indirizzo di posta elettronica certificata (PEC).


In sintesi, la normativa prevede che:




  • le nuove società dichiarino l'indirizzo PEC all'iscrizione nel registro delle imprese

  • i professionisti dichiarino l'indirizzo PEC ai rispettivi ordini

  • le società già esistenti dichiarino l'indirizzo PEC al registro delle imprese

  • tutte le pubbliche amministrazioni dichiarino il proprio indirizzo PEC


A questo punto, sorge la questione se il semplice possesso di partita IVA obblighi o no il possessore a dotarsi di una casella PEC. La risposta è no, o meglio la normativa non impone al titolare di partita IVA, che non eserciti attività di impresa o libera professione, di dotarsi di PEC.


Però la legge dà l’obbligo di istituire la PEC a chi è iscritto (o deve iscriversi) presso la Camera di Commercio (registro delle imprese/albo delle imprese artigiane) o in albi o elenchi professionali previsti dalla legge.


Dal momento che la situazione dei traduttori è ambigua, poiché non abbiamo un albo o un ordine professionale apposito previsto per legge, pur svolgendo attività di libera professione, se ne deduce che dovremmo essere, almeno in teoria, esonerati dall’obbligo di dotarci di PEC. Ma in realtà per quelli di noi che risultano iscritti in Camera di Commercio, come ad esempio i traduttori iscritti all’Albo dei CTU dei tribunali (i quali devono essere necessariamente iscritti anche al registro dei periti delle camere di commercio), pare che l’obbligo ci sia.


C’è poi un’altra questione. Dato che la legge obbliga alla PEC le pubbliche amministrazioni, come comunicheranno ufficialmente con questi enti i traduttori iscritti negli albi fornitori e sprovvisti di una casella di posta elettronica certificata?


La casella di posta elettronica certificata è uno strumento che in pratica serve a trasmettere e scambiarsi corrispondenza informativa e/o amministrativo-commerciale in maniera ufficiale, legale e sicura. Volendo fare un paragone con la posta cartacea, la PEC è l’equivalente delle raccomandate postali A/R.


Oltre ai gestori autorizzati a pagamento, ci sono delle associazioni professionali che prevedono degli sconti di attivazione PEC per il loro soci, o ancora, c'è la possibilità di attivare la PEC totalmente gratuita fornita dal Governo Italiano (che però ha delle limitazioni d’uso).


Nell’ottica di una maggiore trasparenza, ufficialità e dignità della professione di traduttore (che è a tutti gli effetti una libera professione, pur mancando di un albo!), io credo che la dotazione della PEC vada incoraggiata.


Ovviamente la mia opinione è personale, ci mancherebbe, e so per certo che altri traduttori non saranno d’accordo, ma dal momento che tutti i professionisti con albo se ne doteranno, non vi sembra, per noi che già non abbiamo un nostro albo, di restare di qualche passo ancora più indietro rispetto agli altri non aderendo alle regole previste per tutti i professionisti considerati "ufficiali"?


Perché autorelegarmi ad un' "ufficiosità" professionale che non ho deciso e che sono costretta a subire ogni giorno dalle piccole alle grandi cose che riguardano la mia attività professionale?


So per certo che il nostro lavoro merita pari dignità e valore di quello degli altri liberi professionisti, ed è per questo che ho ritenuto giusto con questo articolo, e appoggerò chiunque voglia fare altrettanto, spezzare una lancia in favore della PEC.



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